Intervento GC dicembre 2022 (punto 13)

Intervento GC dicembre 2022 (punto 13)

 

Sostegno al rapporto di maggioranza della Commissione Costituzione e leggi, sulla mozione del 18 settembre 2019 e sull’iniziativa parlamentare generica del 26 gennaio 2021  presentata da Raoul Ghisletta “Per un’equa rappresentanza di genere nelle liste elettorali”

 

Presidente, Consiglieri di Stato, colleghe e colleghi,

il gruppo liberale-radicale sostiene il rapporto di maggioranza della Commissione Costituzione e leggi presentato dalla collega Filippini che chiede di respingere l’introduzione di quote di genere all’interno della LEDP, respingendo quindi sia la mozione che l’iniziativa.

 

Nell’iniziativa si parla di rappresentazione di genere ma è ovvio che sia soprattutto riferito alle cosidette quote rosa.

 

Nell’esperienza di tutte le donne, e ancor di più nell’esperienza delle donne che ricoprono ruoli di pubblica responsabilità, accade talora di chiedersi quanto ancora manchi a realizzare, effettivamente, quella parità sostanziale che richiederebbe, prima di tutto, che l’operato delle donne che ricoprono questi ruoli venga valutato sulla base delle loro competenze, delle loro scelte e dei risultati ottenuti, cioè guardando al merito di quelle azioni, e non all’appartenenza di genere di chi le abbia compiute.

 

Su un versante apparentemente opposto, si afferma la convinzione che l’individuazione di una donna per un incarico o una funzione sia di per sé un valore assoluto.

Ghisletta in commissione ha portato come esempio virtuoso per la parità di genere il famoso Rosatellum in vigore in Italia. Facendo astrazione dal fatto che il sistema elettorale italiano è completamente diverso dal nostro e quindi poco paragonabile vorrei fare delle considerazioni a proposito. Alle ultime elezioni del 25 settembre le donne candidate erano quasi il 50% del totale dei candidati. Ottimo no?!

Nel Rosatellum ci sono due regole per rispettare la parità di genere: 1. Nei collegi uninominali con sistema maggioritario, in ogni lista o coalizione nessuno dei due sessi può essere rappresentato oltre il 60%

2. Nei collegi plurinominali con sistema proporzionale è obbligatoria l’alternanza di genere, quindi donna-uomo-donna-uomo oppure viceversa. Ma se guardiamo alle elezioni del 2018 che si sono svolte con queste regole sono state elette solo il 34% di donne e alle ultime elezioni del 2022 solo il 35%

Ma come è possibile se ci sono le tanto auspicate regole per la parità? Principalmente per 2 motivi. Il primo è che le donne possono essere candidate in posizioni non eleggibili, in collegi considerati perdenti, ma c’è anche un altro motivo, un po’ più sofisticato: una candidata nei collegi plurinominali infatti può presentarsi in 5 collegi plurinominali diversi e in più può essere candidata anche in un collegio uninominale. Cosa succede quindi? Se una candidata viene inserita in un collegio uninominale e come capolista per 5 collegi plurinominali potrà ottenere solo 1 di quei seggi. Negli altri verrà eletto il nome di chi viene dopo di lei, che per queste regole sarà quello di un uomo.

Per questo non conta solo quante donne sono candidate ma quante donne sono candidate in posizioni effettivamente eleggibili. Insomma avete capito che la norma sulla parità di genere viene, almeno in parte aggirata e i numeri ce lo confermano. Il classico “fatta la legge trovato l’inganno”.

 

Una vera parità di genere non significa il rispetto di quote rosa imposte per legge: richiede che siano garantite parità di condizioni competitive tra generi. Se lo scopo è quello di aumentare la presenza femminile in parlamento o più in generale alla vita politica ebbene questo non si raggiunge con la mera introduzione di un coefficiente ma bensì creando quel quadro di condizioni a tutela e supporto della auspicata maggiore partecipazione all’azione politica di milizia. Volete che le donne siano più partecipi? Allora servono tutta una serie di strumenti per consentire la parità: il tempo parziale e un datore di lavoro che consenta di assentarsi per gli impegni politici, lo stesso salario se le prestazioni sono uguali, il job sharing o il lavoro da casa, asili nido ma soprattuto scuole con orari compatibili con l’attività e soprattutto una soluzione per le tante riunioni serali, perché la politica di milizia nella maggior parte dei casi si fa alla sera…e vedrete che la partecipazione femminile aumenterà senza bisogno di introdurre le quote rosa.

 

Tutti i partiti negli ultimi mesi si sono cimentati nella ricerca dei candidati per le prossime elezioni cantonali e immagino che nessun partito abbia precluso le proprie liste alla presenza femminile, anzi visto il periodo storico particolarmente sensibile al tema penso che tutti si siano proattivamente impegnati per incoraggiare le possibili candidate. Ma sapete qual’è la verità? Che trovare persone motivate che si mettano a disposizione per la cosa pubblica diventa sempre più difficile, vuoi perché bisogna rinunciare a una parte della propria professione o del proprio tempo libero o anche per paura di subire violenti attacchi personali, magari sessisti nel caso delle donne. Un malcostume che i social network hanno amplificato. È su questo che la politica dovrebbe interrogarsi veramente, sulla disaffezione che sempre più colpisce ed allontana i cittadini da questioni che in realtà dovrebbero interessarli.

 

I numeri riportati nel rapporto di maggioranza evidenziano che al di là di tutto la presenza femminile stia crescendo anche senza l’introduzione di quote.

Questo dimostra che l’interesse delle donne a partecipare e soprattutto la possibilità di venire elette stia comunque aumentando nonostante le difficoltà di conciliare vita privata, cura della famiglia e impegni lavorativi, e che quindi ciò che viene proposto tramite l’iniziativa non è l’unica modalità per raggiungere lo scopo che si prefigge. Anzi tale meccanismo potrebbe portare a una distorsione di quello che è lo spirito dell attività politica di milizia: il mettersi a disposizione perché si crede in quello che si sarà chiamati a fare e non solo perché c'è un posto da occupare.

 

Concludendo ritengo che per ogni scelta, sia nel mondo del lavoro che in politica si debba sempre guardare alla preparazione, all’esperienza, alla competenza e alla passione: solo così eviteremo che il bilanciamento tra generi si traduca in un elemento di separazione se non di conflittualità ed è per questo che facciamo adesione al rapporto di maggioranza.

 

Michela Ris